ALLERGIE RESPIRATORIE: IL PARERE MEDICO SUL VACCINO

Mer 10/02/2016

Le allergie stanno alla primavera come l’influenza  alle vacanze: insopportabili guastafeste. Quando l'aria si fa dolce e la natura sboccia invitante, ecco il raffreddore.  Una soluzione? L'immunoterapia, come spiega il professor Sergio Scarpa, allergologo, responsabile di Allergologia e  Immunologia clinica dell’AUSL di Parma, rispondendo ad alcune domande di Family Magazine.

Cosa significa essere allergici?

“ E’ una patologia cronica del sistema immunitario, una sua iperattività, che inizia spesso dalla nascita. Campanello d’allarme,  la dermatite atopica: esordisce nei primi mesi di vita , poi scompare verso i sette- otto anni, ma nel 90% nei casi si ripresenta nell’adolescenza come allergia respiratoria. Esistono dei soggetti (pare geneticamente determinati)  atopici,  in cui è attivato il sistema immunitario anticorpo-mediato, con anticorpi di classe ige, nei confronti di antigeni. Tutte le volte che questi anticorpi di classe ige, che si comportano come chiavi  per aprie specifiche serrature, riconoscono le proteine nei confronti delle quali sono stati prodotti, danno luogo ad una risposta infiammatoria. Nel caso di un paziente allergico agli aerodiffusi, come graminacee o acari della polvere, l’impatto infiammatorio avviene nelle sedi rivolte all’esterno: mucosa nasale, mucosa congiuntivale, mucosa bronchiale. Per cui avremo  rinite, congiuntivite, asma allergica. Il tipo di infiammazione è identico, come si riscontra in laboratorio. Molto frequente trovare polisensibilità a più allergeni.  Compito dello specialista capire se si tratti di una reale sensibilità o piuttosto della manifestazione allergica alle stesse proteine contenute in più aerodiffusi. L’approccio valutativo è clinico, come da linee guida internazionali: prima si fa l’anamnesi, poi il  test cutaneo”.

Una soluzione è l’immunoterapia, cioè  il vaccino contro le allergie agli aerodiffusi (ad esempio acari della polvere, graminacee, olivo, parietaria, cupressacee, betulla, alternaria, ambrosia, lanciuola, segale) che riduce i sintomi modificando la risposta immunitaria. In cosa consiste?

“ Si tratta di prodotti all’interno dei quali vengono utilizzate le molecole presenti nello specifico allergene verso il quale il paziente è sensibilizzato  e nei cui confronti  si vuole ottenere una immunoterapia, somministrandoli secondo schemi particolari. Ne esistono due tipi: per  via iniettiva o per via sublinguale. Dal punto di vista immunologico sembra che i meccanismi siano identici, ma nel secondo caso il paziente può gestire la terapia a casa sotto raccomandazione dello specialista, mettendo ogni giorno alcune gocce di prodotto sotto la lingua”.

Quali effetti produce?

“Stimola il sistema immunitario a generare una risposta nei confronti di queste molecole con una reazione, non di tipo allergico, alternativa a quella degli  ige, immediata e molto spesso tale da sviluppare una migliore tolleranza da parte del paziente nei confronti di questo antigene”.

Quanto dura la terapia?

La sublinguale va fatta per un certo periodo di tempo,  stagionale,  sui quattro mesi, ripetendola per almeno tre anni. Non ci si attende la scomparsa della sensibilizzazione ma di  tenere sotto controllo le risposte cliniche nei confronti di questi antigeni. Non scomparirà  la positività al test ma avremo un’attenuazione dei sintomi. Studi internazionali hanno concluso che l’immunoterapia ha un’evidenza scientifica  molto elevata  ed è stata inserita nella classe 1 A, in relazione all’efficacia sulle manifestazioni cliniche”.

Al termine della terapia triennale come si procede?

“Si valuta il miglioramento, sempre soggettivo. Alcune persone  ottengono un’efficacia immediata. Però va chiarito che l’immunoterapia è uno degli strumenti. Il paziente viene comunque seguito con  farmaci, anche se nel tentativo di ridurli.  Se è stato meglio, dopo i tre anni si può anche sospendere l’immunoterapia. Dati scientifici hanno dimostrato che la sua efficacia duri anche dopo cinque anni dalla sospensione. Nel caso si ripresentassero i sintomi,  la terapia si ripete.  Il paziente viene sempre controllato, perché le sensibilità possono modificarsi, improbabilmente in una riduzione, prevalentemente in un aumento. L’immunoterapia è molto importante per evitare che la sensibilizzazione si estenda ad altri allergeni e sconfini nell’asma”.

A che età si può iniziare?

In genere viene consigliata sopra i cinque anni,  anche in base al parere del pediatra. L’età migliore è tra i sette e i dodici anni. Vi si possono sottoporre anche le donne in gravidanza”.

Il costo di un ciclo di immunoterapia è di alcune centinaia di euro.  In Emilia Romagna c’è la possibilità di ottenere il rimborso, visto che  la valutazione è lasciata alle singole Regioni?

“Poche settimane fa, due immunoterapie sublinguali sono state introdotte come farmaci in Emilia Romagna, ma soltanto in relazione alle graminacee. Quindi ci può essere gratuità, seguendo le regole stabilite dalla Regione.  Si spera che con l’andare del tempo la si estenda  anche agli altri allergeni”.

Dati relativi alla diffusione delle allergie stanno assumendo contorni epidemiologici: si pensi che ne soffre il 25-30% di ragazzi e adolescenti. Le cause possono essere varie, ma fa riflettere che riguardi solo i Paesi più civilizzati, mentre sia quasi inesistente negli altri.

Tra le cause ci può essere un eccesso di pulizia?

 “Si parla di hygiene hypothesis, cioè si pensa che uno fattori responsabili dell’aumento delle allergie sia l’uso eccessivo di accorgimenti igienici.  Studi fatti, soprattutto negli Stati Uniti, mostrano come i farmers, che abitano nelle fattorie,  presentino una minor sensibilizzazione allergica rispetto a chi vive in città. Nella vita all’aria aperta, a contatto con animali,  viene stimolata un’esposizione ad antigeni per cui il soggetto attiva dei linfociti TH1, deputati a combattere le infezioni, piuttosto che quelli TH2, che scatenano le allergie. Detto questo, spezzo una lancia a favore dell’igiene e anche dell’impiego  dei farmaci, quando necessari. Certo, gli studi mostrano l’esigua presenza di allergie nelle aree del terzo mondo, dove, per ragioni ambientali,  sono attivati i linfociti deputati a combattere le infezioni e il sistema immunitario è molto polarizzato verso una risposta di difesa. Viceversa, nei paesi più sviluppati l’organismo deve allertarsi meno e compie uno switch verso sostanze nei confronti delle quali la risposta immunitaria non sarebbe dovuta, scatenando le allergie”.

 

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