CONDIVIDERE IMMAGINI DEI BAMBINI: 7 REGOLE PER NON SBAGLIARE

Pubblicare online immagini che ritraggono i propri figli, spesso fin dalle prime ore di vita, è una pratica molto diffusa tra i genitori. Vengono condivisi dettagli della vita privata dei bambini: dalla conquista del vasino alla prima candelina, dal primo giorno di scuola ai giochi al parco con gli amichetti. Lo si fa per rendere partecipi i propri amici – che, se si tratta di amici social, possono essere semplici conoscenti, o perfetti sconosciuti – della straordinaria esperienza che è quella di vedere crescere il proprio piccolo.
Quello a cui i genitori votati alla condivisione online non pensano è che esistono concreti pericoli che derivano dal mettere su una piazza, virtualmente aperta al mondo intero come è il web, la vita privata di un bambino.
In USA il 92% dei bambini di due anni è presente sui social network e il fenomeno dello 'Sharenting' (termine coniato dal Wall Street Journal, nato dall'unione di share e parenting, per indicare l'abuso compiuto dai genitori nel pubblicare in modo eccessivo e sconsiderato l'immagine dei loro figli) è in rapida crescita.
Due donne, Bahareh Keith e Stacey Steinberg, con formazioni differenti, pediatra la prima e professoressa di diritto la seconda, unite nella volontà di dare indicazioni utili ai genitori per orientarsi nel mare del diritto alla privacy dei minori, hanno congiunto le loro ricerche in uno studio presentato da pochi giorni a San Francisco, alla conferenza annuale dell'American Academy of Pediatrics.
La volontà di focalizzarsi su questo tema nasce da un caso realmente affrontato da Keith e che la ha messa a diretto contatto con i rischi potenziali legati allo 'Sharenting': una madre ha autorizzato un blog a pubblicare le immagini che ritraggono le sue due gemelline mentre si allenano ad usare il vasino. La foto, in cui compaiono le gambe scoperte delle bambine, verrà poi scaricata, alterata e condivisa su un sito web comunemente usato da pedofili.
Ma il pericolo non è solo quello dei pedofili: le ricercatrici mettono in guardia su un rischio più comune che consiste nell'impatto psico-sociale che la condivisione online può avere sui bambini.
“Gran parte della mia ricerca - dice Steinberg - è dedicata a fare in modo che ogni bambino possa avere diritto a fare il proprio ingresso nell'età adulta libero da un'immagine digitale preconfezionata e possa invece creare in modo autonomo una propria traccia.”
Le due ricercatrici hanno fornito sette regole per aiutare i genitori a non abusare della tendenza alla condivisone e per tutelare i piccoli nel loro diritto alla riservatezza:
1. Per prima cosa i genitori devono familiarizzare con le policies ossia con le regole relative alla privacy dei diversi siti sui quali vorrebbero postare le immagini dei minori.
2. Richiedere una notifica che avvisi ogni volta che il nome del proprio bambino compare in un risultato di un motore di ricerca.
3. Non condividere pubblicamente informazioni sui comportamenti del bambino.
4. Usare cautela o evitare di fornire indicazioni sulla localizzazione del bambino (scuola frequentata, parco giochi, asilo ecc.).
5. Dare al bambino, a partire dai quattro anni di età, la possibilità di porre il veto sulla pubblicazioni di immagini che lo ritraggono.
6. Non pubblicare alcuna immagine che rappresenti qualsiasi forma di nudità del bambino.
7. Considerare gli effetti che la condivisione di immagini può avere sul benessere e sul senso di sé attuale e futuro del bambino.