VADEMECUM PER GENITORI: COME NON PERDERE LA BUSSOLA NEL MARE DI INTERNET

Gio 03/03/2016

 

Bambini di quarta e quinta elementare che ricevono smarthphone in regalo, con la possibilità annessa di navigare in internet e entrare in contatto con video violenti o pornografici, gruppi di whatsapp aperti con lo scopo preciso di colpire un compagno di classe, il rischio concreto di perdere il controllo sulla propria immagine che, una volta condivisa, può finire in mano di chiunque e essere utilizzata per qualsiasi scopo, anche illecito e diffamatorio: di fronte a queste e ad altre emergenze i genitori si trovano confusi, incapaci di dare regole e indicazioni precise. Spesso a frenarli dall'imporre limiti c'è il timore di fare del proprio figlio un escluso, ignorando le possibili criticità legate a un uso scorretto della rete.

Nasce per questo il progetto “Cittadinaza digitale” che si propone di intervenire non solo su bambini e ragazzi ma anche sui genitori per riflettere sui temi della sicurezza in rete, del rapporto tra reale e virtuale, dei pericoli connessi all'uso della tecnologia (sexting, cyberbullismo, pedofilia) educando a un uso responsabile e consapevole dei nuovi mezzi.

Family magazine ha incontrato Silvia Panella e Stefania Caltieri, psicologhe responsabili della formazione dei genitori entro il progetto "Cittadinanza digitale" rivolto alle scuola di Parma.

 Quali sono le regole fondamentali da seguire per guidare il proprio figlio verso un uso sicuro e consapevole della Rete?

1. Il genitore non deve abdicare al proprio ruolo educativo:
Quando incontriamo i genitori ci accorgiamo che sono poco consapevoli risptto a temi importanti come quello della privacy e della legalità, spesso non colgono il modo in cui questi elementi si ripercuotono sui loro figli. In un certo senso assistiamo a una abdicazione rispetto al proprio ruolo di adulti: un genitore oggi pensa di non essere in grado di fare da guida nel mondo digitale. Ci sentiamo dire:”i nostri figli sono più bravi di noi a usare il computer, per cui non abbiamo nulla da insegnargli.” La verità è che i ragazzi sono davvero competenti ma non sono consapevoli, e questa è una differenza importante. Sanno usare un computer da un punto di vista tecnico ma questa dimestichezza non presuppone consapevolezza.

2. E' necessario creare spazi e tempi in cui i ragazzi siano 'disconnessi':
Abdicando al loro ruolo spesso i genitori non danno regole: è necessario invece fissare un tempo per l'uso del computer o dello smartphone. I ragazzi non sanno darsi da soli dei tempi di utilizzo, deve essere l'adulto che crea degli spazi liberi dall'interferenza della tecnologia. Ad esempio, quando la famiglia si riunisce a tavola  è necessario essere liberi da interferenze e distrazioni, quindi niente cellulare. Ma questo lavoro va fatto a partire dal quando sono alle elementari in modo che poi, da adolescenti, sappiano riconoscere il valore di questi spazi liberi e 'disconnessi'.

3. Il genitore è responsabile per i propri figli e deve esercitare un controllo modulato a seconda dell'età:
Un altro aspetto importante è quello della privacy . Fino a che punto mi posso spingere nel controllo? Bisogna distinguere a seconda delle età. Da un punto di vista legale la privacy non esiste: un genitore ha il dirito di controllare l'uso del PC o del cellulare fatto dai figli. Ma sul piano relazionale il discorso cambia: fino a 11 12 anni il bambino deve essere guidato, però è chiaro che nell'adolescenza le relazioni cambiano e bisogna saper concedere un certo spazio di autonomia. Mano a mano che il ragazzo cresce, oltre alle regole ci vuole il dialogo, bisogna parlare coi figli e restare sul piano relazionale che permette di costruire quella base di fiducia reciproca che mette il ragazzo nella condizione di confidarsi se commette un errore. Quello che nelle situazioni di pericolo salva è il fatto che il ragazzo abbia la percezione di avere degli adulti di riferimento.

4. Il genitore consapevole deve educare se stesso e essere di esempio:
Perchè decido di dare un cellulare a mio figlio che frequenta le elementari? Serve davvero o è solo una mia esigenza per tranquillizzarmi e avere l'illusione di poterlo controllare sempre? Di fronte a queste domande un genitore spesso scopre che quella di dare il cellulare a un figlio ancora alle elementari rappresenta più una propria esigenza che una reale necessità del bambino. Se insisto, contro le regole della scuola, perché mio figlio porti un cellulare anche in gita, veicolo un messaggio di sfiducia nei confronti dell'adulto al quale lo affido. In questo senso il genitore deve riflettere su di sé e 'rieducarsi' in modo da non proiettare sul figlio bisogni che nascono da proprie paure.
Ricordiamo poi che Whatsapp non andrebbe usato dai minori di 16 anni così come Facebook è vietato ai minori di 13 anni: essere di esempio significa anche fare rispettare e condividere regole.
 

LdI

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