Un viaggio attraverso l’universo del Mal-Amore: il masochismo nella relazione di coppia

Mar 13/08/2019

La sfera sentimentale rappresenta lo spazio di vita più intimo, dove spesso si abbassano le difese, diventa il porto sicuro, ma non sempre purtroppo è così per tutti. Per molte persone la vita in coppia è un’eterna mareggiata, dove le oscillazioni delle onde sono rappresentate da un rapporto masochistico con il partner, non si avverte mai il pieno fluire dell’affettività, ma tutto è frammentato ed interrotto dalle bordate di odio e aggressività che ristagnano nel rapporto. Tali comportamenti e atteggiamenti masochistici variano nella coppia da tratti modesti di sottomissione a veri e propri stili comportamentali, dove si va alla ricerca di ciò che fa soffrire, che mantiene teso il partner come una corda di violino, nella ricerca affannosa di ricevere amore e approvazione.

Il concetto di masochismo fu utilizzato per la prima volta da Sigmund Freud, nel 1905 nel libro “Tre saggi sulla teoria sessuale”. Lo psicanalista viennese usava il termine masochismo per far riferimento alle deviazioni sessuali in cui il soggetto è alla ricerca della sofferenza fisica e psicologica come mezzo per ottenere il piacere, all’interno di un rapporto sadomasochistico, dove i ruoli non sono stabili ma facilmente intercambiabili.
La sofferenza ricercata è spinta da un principio inconscio che non si limita solamente alla sfera sessuale della persona, ma investe l’intera esistenza della persona, dirigendone scelte, motivazioni e comportamenti. I due mondi conscio e inconscio sovente vivono in una contraddizione non belligerante, percorrendo strade spesso contrarie, consapevolmente possiamo essere attratti dal nostro partner, ma inconsapevolmente attuiamo una serie di strategie che ci portano a distanziarci da lui, ciò comporta quello che tecnicamente è chiamato conflitto psichico. La relazione affettiva masochistica comporta una coazione a ripetere lo stesso copione, maggiore sarà la spinta del partner che ci spinge, ci distanzia e ci fa provare l’instabilità di un amore negato e maggiore sarà l’attrazione per il partner che si nega.
La coazione a ripetere del copione masochistico spesso nasce da molto lontano, attraverso la relazione con le prime esperienze con le figure di accudimento di riferimento, con adulti trascuranti, maltrattanti. La condizione masochistica ci porta a vivere il “Mal-Amore”, ricercando relazioni frustranti, maltrattanti, in maniera spesso subdola oppure evidente. Il partner maltrattante adotta meccanismi psicologici di controllo sul partner utilizzando molteplici metodiche, come la violenza strettamente fisica, ma anche la quella psicologica meno evidente, in quanto non lascia ferite sulla pelle ma nella psiche, minando l’autonomia e la possibilità di scelta, rendendo spesso l’esistenza una prigione con sbarre invisibili. Vivere una relazione impostata sul “Mal-Amore” significa acquisire tutti i giorni a basse dosi piccole quantità di traumi, che sommati provocano un’intossicazione relazionale, che anestetizza le naturali difese, rinforzando vissuti d’inadeguatezza credendo che il vero amore è “sofferenza e instabilità”.
Attraverso la mia esperienza di psicoterapeuta, raramente ho riscontrato nei pazienti il piacere nel subire malvessazioni da parte del partner, anzi la sofferenza spesso è proprio il motivo che spinge a richiedere aiuto. La componente che risulta maggiormente difficile da affrontare è il distacco dal partner maltrattante, in quanto esistono vissuti e fantasie che inducono a credere che il partner cambierà grazie al suo aiuto, che attraverso la sua presenza riuscirà a rendere il partner una persona migliore.

 

Dunque risulta fondamentale risalire alla radice della relazione masochistica, dove si tocca con mano il vissuto del trauma inespresso, attraverso la restituzione della parola alla persona, non più minimizzando le proprie emozioni e sentimenti, oppure relativizzando il trauma vissuto. La trasformazione necessaria è quella di uscire dalla logica del “destino”, dove si ha la falsa credenza che ci sia un disegno preconfezionato che ci ha fatto incontrare la persona “sbagliata”.

Attraverso un lavoro profondo sarà possibile centrare la nostra persona, su nuove “frequenze radio”, riscoprendo il piacere di ascoltare nuova musica, consapevole del fatto che le persone nella propria esistenza non capitano, ma le scegliamo, consapevoli che il maggior potere posseduto è la scelta, posso decidere cosa sia bene per me e cosa non è bene per me, consapevole che “amare” non può essere “Mal-Amare”.

 

Dott. Arturo Tenaglia – Psicologo e Psicoterapeuta

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