PROTEGGIAMO LA BALENA BLU

Gio 08/06/2017

 

Blue Whale (Balena Blu) è questo oggi il nuovo incubo di chi ha un figlio adolescente.

Sono tanti i genitori che negli ultimi giorni si sono rivolti a noi per chiedere consigli e spiegazioni su come affrontare la nuova trappola che si nasconde nella rete. Tanto è stato detto su questo fenomeno, tutto e il contrario di tutto, come spesso accade in queste situazioni: si parla di psicosi collettiva, di bufala o addirittura di una operazione di marketing…Che sia vero o meno una cosa non cambia: siamo di fronte ad una richiesta di aiuto da parte dei ragazzi.

Ma partiamo dall’inizio, che cos’è Blue Whale e dove nasce?

Blue Whale è un gioco online, o meglio di adescamento online, nato in Russia. Il “gioco” prevede il passaggio attraverso 50 prove in 50 giorni (tra cui la sveglia alle 4 della mattina per vedere video psichedelici e dell’orrore e tagli sulle braccia con un rasoio) impartite da un cosiddetto “tutor” ai suoi seguaci, tramite diversi social, in un crescendo di comportamenti autolesionistici che culmina con l’istigazione al suicidio.

Cosa sta succedendo?

Nelle ultime settimane si è diffusa in tutto il mondo la notizia (anche se mai confermata ufficialmente) di circa un centinaio di suicidi di adolescenti in Russia mentre in Italia è stato dopo un recente servizio delle Iene, il noto programma di Italia 1, che ragazzini, genitori e insegnanti hanno cominciato a parlare della Balena Blu e sono emersi i primi casi di cronaca a Pesaro e a Livorno che hanno coinvolto teenagers colti in atti di autolesionismo o presunto tentato suicidio, sebbene non ci siano conferme di un nesso con blue whale.

A questo punto molte mamme e papà oltre che insegnanti si stanno domandando se i propri figli e studenti siano caduti nella trappola o siano in pericolo. Esiste anche un effetto emulazione, altrettanto pericoloso, che colpisce i ragazzi più fragili, quelli della cui fragilità a volte non ci si accorge.

La prima domanda che ci è stata posta dai genitori è: “mio figlio potrebbe essere già coinvolto in qualche modo e noi non ci siamo accorti di nulla?”

Cosa si può rispondere a questi genitori?

Che cosa può fare un genitore?

È importante prendere consapevolezza che i social network sono “luoghi” vissuti da centinaia di migliaia di persone sconosciute e ragionare come se il virtuale fosse reale. Così come nessun genitore lascerebbe mai suo figlio completamente solo in una situazione simile nella vita reale lo stesso dovrebbe accadere per quanto riguarda la sua vita virtuale, che a ben pensarci di virtuale non ha proprio nulla, anzi è a tutti gli effetti reale.

Il primo comando di questo gioco perverso è infatti proprio quello di mantenere il segreto, di non dire nulla a nessuno di ciò che succederà durante le attività proposte.

Come tranquillizzarli?

Le prove richieste da Blue Whale richiedono di svegliarsi alle 4. 20 del mattino per guardare i video horror e procurarsi tagli sulle braccia ripetutamente.

Per quanto i ragazzi cerchino di tenere nascosta la loro vita, se si presta attenzione i segnali ci sono e si vedono ed è necessario prenderne atto per quanto sia doloroso per il genitore stesso.

È importante fare in modo che i ragazzi non si sentano soli e non si affidino a sconosciuti, quindi per aiutarli è importante dialogare con loro, essere disposti ad ascoltarli e ad aspettare, dietro quella porta della camera sbattuta…

Qualche suggerimento

Parlate con i vostri figli di questo fenomeno, cercate di capire insieme di cosa si tratta e come lo vivono.

Cercate di trasmettere loro il messaggio che siete con loro anche nella vita online non certo per spiarli o controllarli bensì per proteggerli.

 

Stefania Caltieri,  Psicologa e Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale. Presso lo studio Rosa di Jericho a Parma e di Neuropsichiatria e Psicologia a Fidenza offre percorsi di consulenza e terapia individuali, di coppia e familiari. Collabora con Associazioni e scuole alla realizzazione di attività e progetti di prevenzione e promozione del benessere. Lavora nell’ambito della disabilità per la Cooperativa Auroradomus.

 

Silvia Panella,  Psicologa, Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale. Esercita la libera professione a Parma, presso lo studio Rosa di Jericho, che offre percorsi di consulenza, sostegno e psicoterapia a individui, coppie e famiglie. Dal 2012 lavora in Cooperativa Connessioni, che realizza progetti rivolti a minori in carico ai servizi e all’interno delle scuole. Dal 2011 è membro dell’ Associazione Sipem-Er (Società Italiana di Psicologia dell'Emergenza) che opera in Protezione Civile.

 

 

 

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