
Gianluca Stival: la poesia dello sguardo di un giovane scrittore
Gianluca Stival è un giovane scrittore che si è imposto sul mercato editoriale grazie a pubblicazioni online e cartacee di suoi componimenti, valutate positivamente da esperti, critici e personaggi famosi.
La sua tenacia e determinazione gli hanno permesso di contare all’attivo a soli ventitré anni poesie in lingua italiana, francese, inglese, spagnola e portoghese brasiliana, apprezzate e commentate da blog di poesia internazionali, di essere stato inserito nel 2017 all’interno de “Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei”, edita da Aletti Editore e di pubblicare il primo libro per la grande distribuzione dal titolo “Meriti del mondo ogni sua bellezza”, recensito da testate giornalistiche italiane e da blog sempre di caratura internazionale.
Gianluca, per un giovane come te qual è la bellezza del mondo che vedi e di cui parli?
La bellezza del mondo per me è formata da quei valori fondamentali della vita umana che plasmano ciascuno di noi. Onestà, disciplina e rispetto permettono di raccontare appieno quei valori umani attraverso i quali possiamo comprendere il senso stesso dell’esistenza. Menzionerei anche la fiducia in sé stessi, la perseveranza e l’altruismo. La bellezza del mondo comprende anche il valore dell’amore, inteso come rispetto assoluto dell’altro.
Con il 2018 rilasci una nuova raccolta di poesie dal titolo "AWARE - Tutte le poesie" (tradotta in francese e portoghese brasiliano): ci trascriveresti e commenteresti i versi che tra tutti ti sono più cari ancora oggi?
I versi a cui sono più legato in assoluto fanno parte della poesia “À côté de moi” (in italiano “Accanto a me”) perché è una delle poesie in cui mi sono messo più a nudo e in cui ho scavato più a fondo. La seconda parte della poesia recita così:
“[…]
La voix que tu as
quand tu vas dormir
et les yeux que tu as
à ton réveil,
me révèlent
toute la pureté du monde
et me racontent
qu’il est doux le bien que tu me fais.
Le sensuel parfum
qui danse autour de toi
est tout un univers
qui explose sans fracas
et il me fait oublier
la terre brûlée,
les rêves négligés,
les pensées tourmentées.
Ils disent qu'il y a des éléments
inséparables,
et toi, tu es mon élément.
À côté de moi”
In italiano è tradotta così:
“[…]
La voce che hai quando
stai per dormire
e gli occhi che hai
appena ti svegli,
mi ricordano quanto sia
puro il mondo
e quanto sia incorrotto
il bene che mi fai.
Il conturbante profumo
che vesti
sa di universo che si apre
senza fragore
e mi fa dimenticare
la terra bruciata,
i sogni trascurati,
i pensieri tormentati.
Dicono che ci siano elementi
inscindibili,
e tu sei quel mio elemento.
Accanto a me.”
Un’altra tua passione è quella per il teatro, tanto che nello stesso anno porti in scena il tuo sulla libertà dal titolo “Meriti di essere libero”. Per te cosa significa essere liberi?
Per me essere liberi significa vivere senza restrizioni, decidere con la propria testa seguendo sempre una via, anche sbagliando, ma sapendo di aver rincorso ciò che ci appartiene senza essere influenzati. La libertà per me è essere sé stessi senza nessuno che ti dica cosa puoi o cosa non puoi fare, è viaggiare e riempire il nostro bisogno di felicità. Per me la libertà è molto legata alla felicità.
Arriva poi il 2019 e i tuoi progetti letterari continuano in Italia, Francia e Brasile. È l’anno in cui, a novembre, esce il tuo terzo libro dal titolo “Scriverò di te”, edito da Editrice Veneta. Ce ne vuoi parlare?
L’idea di “Scriverò di te” è nata durante un pranzo più di anno fa in cui un amico storico di mio nonno gli chiese se avesse voglia di raccogliere tutti gli episodi più importanti della sua vita. Da lì partì tutto, iniziai a registrarlo, raccolsi i suoi appunti e mi misi a trovare le sue foto più belle. Dopo cinque-sei mesi di registrazioni, iniziai a “sbobinare” le ore in cui mi raccontava del suo lavoro, dei suoi viaggi e degli amori in gioventù. La storia che ho raccontato è quella di un uomo che parla della propria vita e delle “lotte” con i disequilibri della sua giovinezza (si parla degli anni ‘50-‘60), ma il taglio che ho voluto dare è doppio: in un lato c’è mio nonno che racconta la sua vita con dettagli simpatici, precisi e molto personali e nell’altro c’è lo sguardo di ogni lettore che si può immedesimare in riflessioni universali e contemporanee. È un regalo per mio nonno ma è diventato un regalo per tutti.
In questo momento particolare che il nostro Paese sta affrontando per il Coronavirus quale insegnamento più grande giunto da tuo nonno ti risulta, infine, particolarmente prezioso?
L’insegnamento più bello che ho ricevuto riguarda il rispetto verso gli altri, l’ascolto ma soprattutto la serietà nel proprio lavoro. “In ogni lavoro che farai mettici testa, cuore e umiltà” mi ripeteva. Rileggendo tutti i suoi appunti ho capito esattamente cosa intendesse: lui nella sua vita ha coltivato terreni come fossero i suoi figli, ha sempre tenuto un piatto vuoto a tavola per chi fosse venuto a trovarlo e ha amato con tutto sé stesso. Per me scoprire la sua storia e immergermici così a fondo è stata una boccata di vita.
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