BULLI E CYBERBULLI: COME CONTRASTARE LA LORO PREPOTENZA INVISIBILE

Gio 30/06/2016

Bullismo e cyberbullismo, così come la violenza di genere, non sono fenomeni da sottovalutare  o da mettere tra parentesi come fatti a noi estranei, comportamenti che possono nascere solo in contesti di degrado e che, in ogni coso, non ci riguardano. Non è così: il bullismo e la violenza di genere non conoscono connotozione sociale, sono fenomeni interclassisti e largamente diffusi: spesso a macchiarsi di queste forme di violenza subdola e vigliacca sono ragazzi da tutti poi definiti, con ottusa genericità, come 'normali', cresciuti in famiglie ordianrie, figli di genitori che forse hanno puntato troppo, nell'educarli, a favorire il loro successo sociale e scolastico, in accordo con un imperativo di tipo individualistico, e troppo poco a formare in loro una coscienza di cittadini capaci di riconoscere nell'altro sempre una persona portatrice di sentimenti e diritti e mai unicamente uno strumento, un oggetto. 

Necessario, per portare luce su questo tema difficile e urgente, appare l'incontro che si è tenuto a Parma, nel teatro della scuola Don Milani, per presentare il libro 'La prepotenza invisibile. Bulli e cyberbulli':  testo agile e chiaro, scritto a quattro mani dal generale dei Carabinieri ed ex capo del Ris Luciano Garofano e dall'avvocato Lorenzo Puglisi, fondatore della associazione S.O.S. Stalking e specializzato sui temi dei diritti familiari e dei minori. La presentazione del libro è stata la miccia che ha innsecato un vivo confronto tra Alessandra Melej, dirigente scolastico dell'istituto Don Milani, capofila del progetto 'Cittadinanza digitale', Gian luigi de'Angelis, direttore del dipartimento materno-infantile dell'ospedale Maggiore, Pier Paolo Eramo, preside dell'Istituto Sanvitale-Salimbene e Giancarlo Pavano, professore e rappresentante della associazione "La città ideale" che promuove progetti di formazione per docenti, genitori e ragazzi. 
Come avverte il Prof. Pavano, nonostante la evidenza della drammatica incidenza di bullismo e cyberbullismo, la legge dedicata a contrastare questi fenomeni è ferma alla Camera. Nelle scuole, che potrebbero rappresentare un luogo privilegiato per disinnescare queste forme di violenza, spesso manca una adeguata conoscenza delle cause e delle dinamiche sottese a questi meccanismi: “è necessario formare i docenti in modo specialistico e affidare funzioni diverse a figure che presentano attitudini e capacità differenti. I genitori hanno il diritto di incontrare insegnanti in grado di affrontare le problematiche legate al bullismo e che ne sappiano riconoscere i campanelli d'allarme rendendosi degni della fiducia dei ragazzi”. Perché a scuola ogni insegnante dovrebbe essere prima di tutto un educatore, capace di instaurare legami di fiducia con i propri alunni e attento ai segnali di sofferenza che questi possono manifestare.

Per sconfiggere bullismo e violenza di genere è necessario che si stringa una salda alleanza educativa tra genitori e docenti. Ne è convinto Luciano Garofano che avverte, nello stesso tempo come, spesso, le radici comuni dalle quali traggono linfa bullismo e cyberbullismo così come la violenza di genere sono l'indifferenza e una diffusa sottovalutazione di questi fenomeni. Un altro elemento che concorre alla diffusione di queste forme subdole e vigliacche di violenza è “la mancanza, troppo spesso, di una adeguata specializzazione delle figure che dovrebbero occuparsene così come una loro scarsa capacità di fare squadra” per contrastare il diffondersi di queste erbe infestanti della relazione, capaci di avvelenare l'animo di chi ne è vittima con conseguenze talvolta fatali.

Motivazioni personali si intrecciano a motivazioni professionali nello spingere Garofano a scrivere questo libro che vuole essere un semplice manuale accessibile a tutti e utile per comprendere e contrastare la 'prepotenza invisibile': “bullismo e cyberbullismo possono condurre a esiti estremi come il suicidio di chi ne è  vittima venedo quindi a rappresentare, per il loro carattere persecutorio, forme di istigazione al suicidio. Ho voluto indagare con questo libro non tanto a valle del problema quanto a monte, risalire fino a rintracciare le cause che scatenano questa violenza: in questa scelta hanno agito anche motivazioni personali legate alle due donne della mia vita, mia moglie che è insegnate, ed è preoccupata per il dilagare di questi fenomeni e mia figlia che sta per spiccare il volo verso l'adolescenza e a queste minacce potrebbe trovarsi esposta.”

Risalire alle radici del problema “significa fare una sorta di autopsia psicologica dei soggetti coinvolti: questo appare molto complesso nel caso del cyberbullismo poiché negli scambi che avvengono attraverso uno schermo manca la relazione personale e diretta. Lo schermo diventa un sostituto e un mediatore, inadeguato, delle emozioni e risalire quindi a un movente diventa un'operazione di grande complessità. E' per questo che abbiamo deciso di ricostruire le dinamiche delle diverse vicende, per individuarne i meccanismi e le cause. E in molti casi, guardando alla violenza di genere, ci accorgiamo che le vicende sono connotate dagli stessi meccanismi infernali e ingiustificati sottesi al bullismo”.

E i genitori che ruolo svolgono e che ruolo dovrebbero puntare ad assumere? “I genitori di ragazzi che sono vittime di violenza si sentono dire sempre le stesse frasi: un'altalena tra 'vedrai che passerà' e 'in fondo si tratta di ragazzate', frasi che lasciano la vittima sempre più sola e disarmata.
 Genitori e insegnanti devono lavorare come sentinelle pronte a cogliere i segnali di allarme lanciati dal ragazzo o dalla ragazza: “la sottovalutazione del fenomeno può condurre a esiti estremi: come insegnanti e genitori non dobbiamo essere distratti di fronte a dinamiche molto serie che spesso iniziano in sordina, da una frase o da un messaggino, ma che poi si ingigantiscono fino a rendere difficile e drammatica la vita dei nostri figli.”
In questo processo di risalita a monte alla ricerca delle cause dalle quali può discendere, come una frana, il movimento della violenza, è necessario non commettere un errore di categoria: come avverte Pier Paolo Eramo, intervistato nel libro in quanto promotore di esperienze significative rivolte a favorire lo sviluppo, nei ragazzi, di una consapevolezza critica nell'uso dei social, “quando si parla di cyberbullismo dobbiamo ricordarci che non stiamo affrontando un problema riconducibile alla tecnologia ma stiamo parlando di una questione legata alla educazione del cittadino: l'Italia, in questo senso, è un paese ancora da civilizzare, un paese in cui le battute sui costumi sessuali delle donne si sprecano, un paese in cui il corpo stesso della donna viene strumentalizzato nelle pubblicità e le frasi ironiche o di aperto disprezzo verso il figlio omosessuale rappresentano un luogo comune tristemente ricorrente.”
A monte della violenza di genere e del bullismo si trova quindi questa atmosfera fatta di pregiudizi, stigmatizzazioni e violenza verbale entro la quale i bambini spesso si trovano a crescere: “non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui bambini di terza e quarta elementare dovrebbero prendere in giro un loro compagno in modo costante e ripetuto accusandolo di 'essere gay' o di 'non essere normale'. Tutto questo i bambini spesso lo respirano in famiglia fin da piccoli e imparano a etichettare e condannare ciò che gli è stato indicato come degno di condanna e derisione dai loro genitori.” Lavorare sulla rimozione delle cause significa quindi puntare con forza a 'fare nascere nei cittadini una coscienza civile più avanzata.”
LdI

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